Tra i diversi tipi di ernia, quella inguinale è sicuramente la più diffusa, con un’incidenza pari al 70% di tutti i casi di ernia. Colpisce soprattutto gli uomini adulti, ma non è raro che si manifesti anche in donne, bambini ed anziani. Non esiste una cura farmacologica, ma può essere trattata tramite sorveglianza attiva e un intervento chirurgico.
In base ad una stima recentemente pubblicata, si calcola che almeno 25 uomini su 100 abbiano sofferto almeno una volta nella vita di ernia inguinale. Si tratta del tipo di ernia più diffuso (circa il 70% dei casi totali appartiene a questo tipo) che colpisce in misura maggiore gli uomini adulti. Sebbene si tratti della forma più diffusa e più nota, non bisogna sottovalutarla: trascurandola, potrebbe peggiorare, diventare di tipo incarcerato o strangolato e addirittura provocare la peritonite, che potrebbe risultare persino fatale. Al contempo però, è facile diagnosticarla e monitorare il suo decorso, intervenendo con una semplice operazione chirurgica.
L’ernia inguinale è una fuoriuscita di viscere addominali, di solito parte dell’intestino (ma può riguardare anche la vescica o una porzione del tessuto adiposo), verso il canale inguinale. Quest’ultimo si può considerare un po’ come il punto debole della parete addominale, l’impalcatura muscolare che protegge gli organi presenti al suo interno. Nel canale inguinale questi muscoli si indeboliscono, per lasciare spazio ad altre strutture anatomiche.
Solitamente, l’ernia inguinale è associata ad uno sforzo eccessivo e si manifesta con una tumefazione o un ingrossamento a livello dell’inguine. Molti pazienti notano solo un rigonfiamento. Non è raro infatti che provochi solo un fastidio, o essere del tutto asintomatica. In latri casi però, provoca dolore, che può risultare anche insopportabile, senso di tensione e pressione e bruciore a livello inguinale.
Alcune possibili cause sono l’eccessiva pressione esercitata dai muscoli della parete addominale a causa di una situazione di obesità, ma anche un’attività fisica smodata, tosse cronica, una muscolatura più debole del normale a causa di un difetto congenito o dell’avanzare di età e la stitichezza, con il conseguente eccessivo sforzo esercitato nel tentativo di defecare. Nei casi che riguardano le donne, l’ernia inguinale è spesso associata alla gravidanza.
Non esiste allo stato attuale una cura farmacologica per trattarla, ma molto spesso può essere ridotta manualmente, attraverso una pressione continua e delicata. In questi casi ci si limita ad un’osservazione attiva, magari utilizzando intimo e indumenti contenitivi specifici. Altrimenti, si ricorre ad un intervento chirurgico riparativo, anche per evitare ulteriori complicazioni.
Se l’ernia inguinale viene trascurata infatti, può peggiorare e subire il fenomeno dell’incarceramento (ernia incarcerata), o quello dello strangolamento (ernia strozzata o strangolata). In questo caso, si interrompe l’apporto di sangue e prende avvio la necrosi dei tessuti interessati, che potrebbe sfociare in peritonite. Non ignorare dolori o fastidi improvvisi e se noti un rigonfiamento nella zona inguinale, non far finta di nulla e non sottovalutare la questione, ma ottieni una visita di controllo per fugare ogni dubbio, o per valutare se possa essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.